di Paola Angela Stringa
“In Aiuto di Damilano anche il popolo della famiglia”, le dichiarazioni del prof. Boero, esponente del Popolo della Famiglia e del Movimento per la Vita, lasciano senza parole, specie se calate nella realtà Torinese, città da sempre capofila a difesa di libertà e diritti civili, uguaglianza ed antidiscriminazione.
Diritti frutto di anni di battaglie e manifestazioni in piazza, riconosciuti seppur con compromessi politici, tanto è vero che l’iniziale richiesta di matrimonio egualitario e riconoscimento delle convivenze more uxorio è poi sfociata, con la legge Cirinnà, con l’introduzione dell’unione civile (differente dal matrimonio nel rito, nella mancanza di dovere di fedeltà e nella disciplina dello scioglimento) e della disciplina delle convivenze di fatto.
Fa sorridere pensare che un partito che ha ottenuto lo 0,7 % alle ultime regionali – 0,67 % alla Camera e 0,70 % al Senato nelle Elezioni del 2018, possa anche solo premettersi di guardare una minoranza marginalizzata e lungamente discriminata della popolazione (e dell’elettorato!) ritenendo di poco conto le istanze del mondo lgbt+ perché “riguardanti poche persone”.
Il Prof. Boero arriva ad ipotizzare un dovere di “astensione” (una malcelata obiezione di coscienza?) del Candidato Sindaco Damilano laddove, un a volta eletto, venisse chiamato ad officiare un’unione civile, auspicando la delega ad un soggetto terzo.
È questo il modo di fare politica che vogliono i Torinesi? È l’approccio che vogliono i ragazzi che sono scesi in piazza nel mese di giugno a sostegno del DdL Zan e contro l’omolesbobitransfobia? È corretto e condivisibile questo modo di fare politica non in termini propositivi e positivi ma negativi e CONTRO singole categorie, persone e minoranze, con il desiderio di negare diritti ad una parte della popolazione discriminata che a gran voce chiede da sempre di essere normalizzata allontana le nuove generazioni che tanto credono nei diritti civili e nell’inclusivitàe non tiene conto delle istanze del proprio elettorato?
A pochi giorni dal Pride torinese, posticipato al prossimo 18 settembre, preoccupa non solo l’approccio escludente nei confronti del mondo lgbt+ ma l’insensata paura di fare propaganda gender nelle scuole tramite i progetti contro il bullismo e l’omofobia: come se si dovesse convincere o persuadere ragazzi ed adolescenti ad essere … queer …(!)
In ultimo, rattrista ma non stupisce, visto lo schieramento ideologico e partitico, pensare che l’unica forma di famiglia possibile, accettata ed auspicata dal Prof. Boero sia quella dove si fanno tanti figli, dono che si fa alla comunità, con la promessa elettorale di “più fai figli meno paghi di tasse”.
I diritti e le libertà individuali – come decidere chi amare e se e quale famiglia vogliamo costruire – duramente conquistate nelle battaglie politiche ci rendono ciò che siamo e non possono essere messi in discussione.